Covid-19 e RSA: secondo Report della Survey nazionale avviata dall’ISS
“Survey nazionale sul contagio COVID-19 nelle strutture residenziali e sociosanitarie” al fine di monitorare la situazione e adottare eventuali strategie.
Rif.: Ministero della Salute
Covid-19 e RSA: secondo Report della Survey nazionale avviata dall’ISS
L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha avviato, a partire dal 24 marzo 2020, in collaborazione con il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, una “Survey nazionale sul contagio COVID-19 nelle strutture residenziali e sociosanitarie” al fine di monitorare la situazione e adottare eventuali strategie di rafforzamento dei programmi e dei principi fondamentali di prevenzione e controllo delle infezioni correlate all’assistenza (ICA). L’indagine, rivolta alle circa 2500 strutture RSA censite nella mappa on line dei servizi per le demenze realizzata dall’Osservatorio Demenze dell’ISS (che raccoglie strutture sanitarie e sociosanitarie residenziali, pubbliche e/o convenzionate o a contratto, che accolgono persone prevalentemente con demenza), si basa sulla compilazione di un questionario finalizzato ad acquisire informazioni sulla gestione di eventuali casi sospetti/confermati di infezione da nuovo coronavirus.
Nei giorni scorsi l’ISS ha pubblicato sul sito il secondo Rapporto della Survey, in cui sono raccolti i dati pervenuti al 6 aprile.
Di seguito una sintesi dei dati.
Strutture coinvolte nell’indagine
Al 6 aprile sono state coinvolte nella Survey 2166 RSA (90% del totale) distribuite in modo rappresentativo in tutto il territorio nazionale. Dal 25 marzo al 6 aprile sono state complessivamente effettuate dal gruppo di lavoro dell’ISS circa 1550 telefonate.
Strutture che hanno risposto ai questionari inviati
Alle ore 9.00 del 06 aprile hanno risposto al questionario 577 strutture pari al 27% delle strutture contattate. I questionari compilati provengono da Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Toscana e Lazio. Il tasso di risposta è stato del 26,6%, con un’ampia variabilità regionale dallo 0% (Valle D’Aosta e Basilicata), a oltre il 40% per il Molise, Campania, Toscana e Piemonte.
Residenti nelle RSA positivi al Covid-19
Solo in sei regioni le strutture interpellate hanno riportato di avere nel periodo di riferimento residenti positivi al COVID-19, nello specifico, la Lombardia (163), l’Emilia Romagna (22), il Veneto (98), le Marche (10), la Toscana (76) e la Liguria (8).
Personale positivo al Covid-19 nelle RSA
Hanno risposto alla domanda sul personale positivo al tampone 560 strutture: 97 (17,3%) hanno dichiarato una positività. La regione con una frequenza più elevata di strutture con personale riscontrato positivo al tampone è la Lombardia (34.6%), seguita dalla provincia di Trento e Liguria (entrambe 25%), Marche (16.7%), Toscana (15.8%), Veneto (14.6%), Friuli Venezia Giulia (13.3%) e valori inferiori al 10% o uguali a zero per le altre regioni.
Mortalità dei residenti
Il Rapporto indica che tra i 3859 soggetti deceduti, 133 erano risultati positivi al tampone e 1310 avevano presentato sintomi simil-influenzali.
Il tasso di mortalità fra i residenti, considerando i decessi di persone risultate positive al Covid-19 o con sintomi simil-influenzali, è del 3,1% ma aumenta fino al 6,8% in Lombardia. In Lombardia il 23% delle strutture presenta un tasso di mortalità maggiore o uguale al 10%e in Liguria circa un quarto delle strutture (rispettivamente il 23% e il 25%), presenta un tasso di mortalità maggiore o uguale al 10%. Poiché l’indicazione dei decessi per intervallo temporale è stata richiesta solo a partire dal 30 marzo, la distribuzione temporale dei decessi è disponibile solo per 1854 eventi. I residenti totali nelle strutture che hanno risposto al 6 aprile è di circa 44.500.
Strutture che hanno adottato divieti di ingresso e forme di comunicazione con i familiari/badanti alternative alle visite
L’87% delle strutture interpellate ha dichiarato di aver adottato divieti di ingresso. Il 63% delle strutture che hanno adottato forme di comunicazione alternative alle visite ha riferito di ricorrere a telefonate e videochiamate, il 21% solo a videochiamate, il 10% solo a telefonate ed il restante 6% a forme alternative quali il ricorso ai social ed invio di email.
Solo quattro strutture hanno dichiarato di non aver adottato forme di comunicazione con i familiari/badanti alternative alle visite presso la struttura.