Audizione Brusaferro alla Camera – 7 maggio 2020

Stiamo ancora in fase epidemica. Il fatto che la curva dei contagi sia decrescente è positivo ed è il frutto delle misure prese e dei comportamenti degli italiani. Ciò non toglie che abbiamo nuovi casi e che la circolazione del virus sia presente nel Paese, e questo deve portarci ad adottare tutte le misure necessarie”.
Rif.: Canale Youtube della Camera

Audizione di Silvio Brusaferro alla Camera

Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), in audizione in video conferenza alla XII commissione Affari Sociali della Camera, ha illustrato lo stato delle cose e le iniziative volte al monitoraggio dei contatti interpersonali nell’ambito delle misure legate al contrasto dell’emergenza epidemiologica Covid-19.

“Stiamo ancora in fase epidemica”

Stiamo ancora in fase epidemica. Il fatto che la curva dei contagi sia decrescente è positivo ed è il frutto delle misure prese e dei comportamenti degli italiani. Ciò non toglie che abbiamo nuovi casi e che la circolazione del virus sia presente nel Paese, e questo deve portarci ad adottare tutte le misure necessarie”. 

Modalità di trasmissione

“Le modalità di trasmissione del virus sono sempre le stesse e uguali in tutti i Paesi, prevalentemente per droplet o per contatto, in alcuni casi per via aerea. E’ stato ritrovato anche nelle feci ma gli impianti di depurazione sono sufficienti a inattivarlo. Viene trasmesso prevalentemente da sintomatici e da chi, nelle successive 48 ore svilupperà sintomi”.

Prevenzione

“Le misure di igienizzazione delle strade non sono mai state raccomandate dall’Iss, ma se si fanno possono certo migliorare la vita di ognuno di noi”, ha detto il numero uno dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), in audizione in Commissione Affari sociali rispetto a una misura sempre più spesso presa dai comuni. Molto “più importante per la prevenzione è il lavaggio frequente delle mani perché vi si possono depositare droplet”.

Fase 2 – Obiettivi

  1. “Noi sappiamo che, lasciato libero, il virus per ogni persona infetta ne infetta dalle due alle tre, che è un numero significativo, anche se non altissimo, rispetto ad altre malattie infettive. In ogni caso è tale da poter facilitare una rapida diffusione nella popolazione del virus stesso, ha aggiunto, sottolineando che l’obiettivo principale nella fase 2 è tenere l’indice RT al di sotto dell’1 in tutti i contesti del nostro Paese. In questa fase dobbiamo certamente contenere la circolazione del virus. Non siamo ancora in grado di immaginare la sua eradicazione o eliminazione, perché questo scenario sarà raggiunto quando avremo il vaccino, però possiamo fare in modo che la circolazione sia piuttosto limitata”.
  2. “Il secondo obiettivo da raggiungere – ha proseguito Brusaferro – è fare in modo che la quantità di nuovi casi sia sostenibile o gestibile dalle strutture sanitarie, con disponibilità di letti in terapia intensiva, negli ospedali e nei pronto soccorso, con le terapie domiciliari che devono essere fatte”.
  3. Terzo obiettivo, è quello di capire se le misure di apertura o di rilassamento che stiamo adottando sono sostenibili, compatibili, e se ci consentono di non tornare in una fase di crescita dell’epidemia”. 

“Tale fase – ha spiegato ancora Brusaferro, si caratterizza quando l’RT è superiore a 1, quindi quando una persona riesce a contagiare più di una persona”. 

Matrici di rischio

“Con tutti i dati prodotti dal monitoraggio si genereranno delle matrici di rischio, e su queste basi, algoritmi che vengono declinati molto semplicemente, avremo una mappa su base settimanale delle situazioni di rischio, da discutere in cabina di regia al ministero della Salute con le Regioni e l’Istituto superiore di Sanità”. 

Tamponi

“Oggi vengono fatti oltre 70mila tamponi al giorno, siamo tra i Paesi che ne fa di più al mondo, ma il numero crescerà ancora nelle prossime settimane. All’inizio se ne facevano meno, anche perchè vista la pandemia globale c’era scarsità di reagenti” –  ha spiegato Brusaferro – “si faranno tamponi anche a fasce più ampie popolazione a rischio e in questa nuova fase è prioritario fare i tamponi ai contatti stretti dei casi positivi al coronavirus. I tamponi sono l’unico metodo per individuare l’Rna virale. Ma una persona oggi negativa può esser domani positiva, e viceversa”.

Test seriologici

“Oggi sul mercato sono disponibili oltre un centinaio di test sierologici, forse 150. Ma questa è un’infezione nuova su cui stiamo acquisendo conoscenze. Questi test sierologici non danno patenti di immunità e non possono rappresentare un indicatore se non del fatto che c’è stato un contatto con l’infezione”. E potrebbero anzi “dare un senso di falsa sicurezza che potrebbe essere troppo rischiosa in questa fase”. 

Immunità di gregge

“I dati mostrano che la percentuale di immuni è ancora molto bassa, anche se è diversa tra le diverse aree del Paese, globalmente siamo molto lontani dal 70 per cento necessario alla soglia dell’immunità di gregge. L’obiettivo è contenere il virus, non siamo ancora in grado di immaginare un’eradicazione, che sarà possibile solo con il vaccino”. 

“Ci mancano molte informazioni per conclusioni certe”

“Non sappiamo ancora quanto dura la memoria immunitaria e la quantità di anticorpi protettivi che consente di dire che una persona è immune. I test sierologici cercano di individuare questi anticorpi, però ci mancano molte informazioni per dedurne conclusioni certe. I test non ci dicono se l’infezione è in corso o risale al passato, se c’è positività poi deve essere valutata con un tampone. E quindi non devono indurre ad una rischiosa falsa sicurezza”. 

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