La diffusione di Covid-19 è legata a quella della rete 5G?
Continuano a diffondersi ormai da diverse settimane notizie a proposito di una presunta correlazione tra il nuovo coronavirus e la rete telefono-dati 5G…
Rif.: FAQ dell’ISS “dottoremaeveroche”
Continuano a diffondersi ormai da diverse settimane notizie a proposito di una presunta correlazione tra il nuovo coronavirus e la rete telefono-dati 5G. Potremmo rispondere molto sinteticamente a questa domanda rimandando a ciò che troviamo nella pagina del Ministero della Salute nella sezione dedicata alla Covid-19 e alla falsa informazione. “Non ci sono evidenze scientifiche che indichino una correlazione tra epidemia da nuovo coronavirus e rete 5G. Ad oggi, e dopo molte ricerche effettuate, nessun effetto negativo sulla salute è stato collegato in modo causale all’esposizione alle tecnologie wireless” [1].
Ma, per farsi un’idea, andiamo a vedere quali sono le principali teorie che muovono queste notizie. La prima sostiene che le reti 5G possano indebolire il sistema immunitario, rendendo quindi più a rischio le persone esposte alle onde radio dei ripetitori. La seconda afferma che le reti 5G possono facilitare la diffusione di batteri all’interno delle comunità. Entrambe le supposizioni sono false e mancano di studi scientifici che le confermino. Ciononostante, sono molti i personaggi pubblici ad aver condiviso o ritwittato le notizie false e ad aver preso sul serio la questione. Tra questi anche Gunter Pauli, ideatore della Blue Economy e tra i consiglieri economici del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte [2]. Il tweet di Pauli intendeva sottolineare che le Regioni maggiormente colpite dal virus fossero anche quelle con la distribuzione maggiore delle antenne 5G. Niente di più falso, poiché – almeno in Italia – le Regioni con la copertura più ampia sono Veneto, Umbria, Puglia e solo in parte Lombardia e Toscana. Tra queste ci sono quindi anche Regioni colpite solo marginalmente dal virus (con numeri straordinariamente inferiori rispetto alle province lombarde), eppure con una grande quantità di antenne. Nel mondo, l’Iran non ha ancora aderito a questa sperimentazione, eppure è stato gravemente colpito.
Tra le persone che sostengono una relazione causale tra tecnologia 5G e Covid-19 c’è anche un professore in pensione dell’università di Washington negli Stati Uniti, Martin Pall. Personaggio eccentrico, che ha concentrato i propri interessi di ricerca sugli argomenti preferiti della “cultura antiscientifica”: dalle cause della cosiddetta sindrome da fatica cronica a quelle dei ronzii all’orecchio (tinnito), fino agli effetti delle vitamine e degli integratori [3]. Come spesso accade in questi casi, il “famoso studioso” si rivela alla fine un commerciante: è lui che vende i propri prodotti, come spiega un articolo del quotidiano inglese The Guardian [4].
Cos’è il 5G?
Esistono studi scientifici che dimostrano che la rete 5G comporta dei danni alla salute?
Ormai da diversi anni l’uso di dispositivi tecnologici ha visto un incredibile aumento, ma i numerosi studi epidemiologici che sono stati condotti non hanno confermato un aumento di patologie correlate. Studi sull’interazione tra campi elettromagnetici e sistemi biologici sono in atto da diverse decine di anni ma gli eventuali effetti nocivi non sono stati ad oggi dimostrati (sulla base di 30.986 pubblicazioni scientifiche e 6.713 sintesi di singoli studi scientifici) [8].
Dottore, ma allora gli studi su cui si basano queste teorie da dove provengono?
La sperimentazione dell’Istituto Ramazzini si collega a un altro studio sui telefoni cellulari condotto dal programma di ricerca statunitense National Toxicologic Program (che tra l’altro non si basa né sul 4G né sul 5G ma tiene conto di tecnologie precedenti) che non ha evidenziato un incremento significativo delle patologie che si ritiene siano collegate [10].
L’altra ipotesi poggia invece su uno studio del 2011 effettuato da alcuni ricercatori della Northeastern University di Boston e dell’università di Perugia secondo la quale i batteri riuscirebbero a diffondersi meglio grazie a un solido supporto elettromagnetico (ma nel caso della Covid-19 parliamo di un virus, non di un batterio) [11]. I ricercatori concludono che le radiazioni elettromagnetiche possono influenzare alcune reazioni chimiche e non, come riportato in maniera distorta da alcuni, che il supporto elettromagnetico favorirebbe la proliferazione delle colonie batteriche. A questo proposito, rispolveriamo la differenza tra virus e batterio: il primo non riesce in alcun modo a sopravvivere (e quindi replicarsi) in un ambiente esterno. Ecco perché la sua resistenza al di fuori dell’organismo è estremamente bassa, nonostante alcuni virus respiratori riescano a sopravvivere a lungo. I batteri, invece, sono in grado di riprodursi autonomamente nell’ambiente in cui si trovano, su qualsiasi superficie.
Dobbiamo considerare che se normalmente occorrono dai sei agli otto mesi prima che una un’informazione falsa o fraudolenta si diffonda dai confini della Rete ai media più ascoltati, il tempo di diffusione di fake news in una situazione come quella che stiamo vivendo con la Covid-19 si riduce drasticamente diventando questione di settimane se non di pochi giorni [12]. Questo è dovuto soprattutto all’inquietudine che deriva dall’incertezza: ma una delle cose che dovremmo apprendere, da questa drammatica emergenza sanitaria, è la capacità di restare razionali in una situazione di incertezza e di conoscenza imperfetta.
Bibliografia
- 1 . Ministero della Salute. “Covid-19 – Attenti alle bufale”. Consultato il 16 aprile 2020
- 2 . Fiore P, “Chi è Gunter Pauli, il consulente del governo che pubblica bufale sul coronavirus”. Agi, 23 marzo 2020
- 3 . Mendeley. Martin L. Pall. Consultato il 16 aprile 2020
- 4 . Hern A, “How baseless fears over 5G rollout created a health scare”. The Guardian, luglio 2019
- 5 . Warren T, “UK mobile carriers politely ask people to stop burning 5G towers”. The Verge, 5 aprile 2020
- 6 . Guzzonato C, “No, il 5G non ti fa ammalare di CoViD-19”. Focus, 8 aprile 2020
- 7 . Schraer R, Lawrie E, “Coronavirus: Scientists brand 5G claims ‘complete rubbish’”. Bbc.com, 5 aprile 2020
- 8 . Emf-portal.org Consultato il 16 aprile 2020
- 9 . Falcioni L, Bua L, Tibaldi M, “Report of final results regarding brain and heart tumors in Sprague-Dawley rats exposed from prenatal life until natural death to mobile phone radiofrequency field representative of a 1.8 GHz GSM base station environmental emission”. Environmental Research 2018;165:496-503
- 10 . National Toxicologic Program. “National Toxicology Program releases final reports on rat and mouse studies of radio frequency radiation like that used in 2G and 3G cell phone technologies”. 1 novembre 2018.
- 11 . Widom A, Swain J, Srivastava YN, Sivasubramanian S, “Electromagnetic Signals from Bacterial DNA”. arXiv preprint arXiv:1104.3113. 15 aprile 2011
- 12 . Hatmaker T, “Coronavirus conspiracies like that bogus 5G claim are racing across the internet”. TechCrunch, 11 aprile 2020